Quello delle minoranze religiose perseguitate è un martirio silenzioso e costante, che va avanti ogni giorno sotto traccia. Il diritto di professare liberamente la propria fede ormai viene messo in discussione in decine di Paesi del globo, minacciato da fondamentalismo islamico, regimi autoritari e suprematismo etnico e religioso. L’ultimo rapporto periodico dell’intergruppo sulla libertà religiosa del Parlamento europeo fotografa una situazione in progressivo deterioramento. Secondo il dossier presentato oggi a Bruxelles, infatti, la pandemia ha contribuito ad inasprire le discriminazioni contro alcuni gruppi religiosi, ad esempio in India, dove i cristiani sono stati esclusi dagli aiuti governativi e i musulmani indicati come capro espiatorio.
Ma ad aggravare la condizione delle minoranze, paradossalmente, c’è anche il progresso tecnologico con i sistemi di sorveglianza che vengono utilizzati per identificare e reprimere chi professa una fede diversa da quella indicata dallo Stato, come ad esempio in Cina. In Iran, Pakistan, Turchia e Arabia Saudita, viene denunciato ancora nel report, i giovani non possono accedere ad una educazione imparziale, ma sono costretti a studiare su libri scolastici in cui i non musulmani vengono presi di mira. Anche gli abusi sessuali sono utilizzati come arma contro le minoranze. È quello che succede in Pakistan dove migliaia di ragazze cristiane, anche giovanissime, vengono rapite, costrette a convertirsi e obbligate a sposarsi contro la propria volontà. Nel Paese, inoltre, così come in altre 84 nazioni, resta in vigore la pericolosa legge sulla blasfemia che punisce anche con la morte chi è sospettato di offendere la religione musulmana o il profeta Maometto.
Fa paura anche l’espansione dello Stato Islamico nell’Africa Sub Sahariana. La Nigeria, dove la popolazione si divide tra un 53,5 per cento di musulmani e il 45,9 per cento di cristiani, è uno dei Paesi in cui, secondo il report, la situazione è particolarmente peggiorata negli ultimi anni, soprattutto a causa delle continue violenze perpetrate da gruppi terroristici come Boko Haram o ISWAP3. E l’Isis, sempre stando a quanto si legge nel dossier redatto con l’aiuto delle più importanti Ong e dei rappresentanti delle diverse confessioni, sta riprendendo la sua attività anche Siria e in Iraq. Poi ci sono le forme di violenza più subdola, come quella che sperimentano i cristiani in Algeria. Chi si converte al cristianesimo nel Paese, infatti, rischia di essere escluso dalla società, dalle istituzioni pubbliche e dal mercato del lavoro.
Cina, Pakistan, Iran, Turchia, Algeria, sono tra i dieci Paesi in cui secondo la ricerca la libertà religiosa si è sempre più ristretta. Il governo di Pechino, è stato evidenziato durante la presentazione del rapporto, è sotto accusa “per la sinizzazione forzata di Uiguri, Falun gong, cristiani ed ovviamente i buddisti tibetani”, mentre in Nigeria “il presidente Buhari ha operato per favorire un’islamizzazione del Paese”. Anche in Pakistan si registra una aggressività sempre maggiore nei confronti delle minoranze ed un utilizzo delle leggi anti-blasfemia come “strumento per regolare gli affari privati contro coloro che sono scomodi”. Un’islamizzazione forzata della popolazione, secondo gli autori del dossier, sarebbe in corso anche in Algeria, Myanmar, Eritrea, Vietnam e Turchia.
“Oggi gli occhi del mondo sono giustamente puntati sul martirio di Mariupol. Con questo rapporto vogliamo accendere i riflettori su un altro martirio che si consuma quotidianamente nell’indifferenza generale e che riguarda milioni di fedeli, soprattutto cristiani, perseguitati in tutto il mondo per il loro credo”, ha detto l’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, che presiede il gruppo assieme a Peter Van Dalen, del Partito Popolare Europeo. “L’Europa, che forse per la prima volta sta capendo quanto sia importante avere una politica estera, deve porre con forza il tema della libertà religiosa in tutti i negoziati bilaterali con i Paesi in cui questa non è garantita”, ha detto ancora l’europarlamentare conservatore.
Alla presentazione del dossier sono intervenuti anche Oksana Oleynikova, direttore della casa dei bambini del Buon Pastore in Ucraina, che ha parlato della difficile situazione nel Paese, Iannis Argyropoulos, capo unità per gli affari regionali dell’Asia-Pacifico e dell’Asia meridionale del Servizio europeo per l’azione esterna, la responsabile del dossier “Libertà religiosa nel mondo” per la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, Marcela Szymanski e Willy Fautre, direttore di Diritti umani senza frontiere. “La questione della libertà religiosa è in cima all’agenda del Parlamento europeo”, si legge nel report. Ma le crescenti minacce a livello mondiale ne fanno una questione di primaria importanza che deve essere affrontata con urgenza dalle istituzioni europee attraverso una serie di iniziative, come la denuncia delle violazioni a livello internazionale e la nomina di un nuovo inviato speciale per la libertà religiosa da parte della Commissione euoropea.
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